Recensione “GONG”
IO SUONO PER NON FAR MAI
ADDORMENTARE LE COSCIENZE CHE
SAPEVAN E HAN TACIUTO
di Gian Luigi Barcarolo
Non ama definirsi artista bensì manipolatore della materia. E Barcarolo di materia se ne intende. Sa produrre arte con i pennelli, con la pietra, con i metalli, con il legno, con la stoffa, con il vetro,con il ferro e con la ceramica. Mostre, premi, committenze prestigiose la raccontano lunga su di lui.
Il Gong di Barcarolo è un “bronzo chumul” realizzato con tecnica coreana con la fusione di rame e zinco e piccole percentuali di oro e argento.
Per chi suona questo Gong? Rintocca per le coscienze di chi, irrispettoso della natura e sordo ai suoi avvertimenti, causò l’irreparabile strage del Vajont. Il suono sonoro e maestoso dello strumento ha tuonato forte nel borgo ricostruito di Erto, in occasione di una mostra personale tenutavi nel 2003 da Barcarolo. Un suono che è ricordo e monito.
E’ un’opera creata da due elementi equivalenti: l’immagine figurativa e il suono. Il bassorilievo, quasi un graffito calligrafico, mostra una figura umana dal corpo assottigliato e dagli arti dilatati. Le lunghissime gambe creano un movimento rotatorio che mima l’onda assassina che precipita sull’umanità. L’immagine, attraverso il linguaggio delle linee curve, dichiara una grande eleganza e sinuosità, la linea prevale sul volume creando un’immagine dinamica. I corpi volteggiano nell’acqua, perdono peso, consistenza e gravità, sembrano fluttuare in una bolla risucchiati in un vortice che non è comunque movimento concitato perché non vi è né tragicità né disperazione, essendovi già stato tutto mortalmentecompiuto.
Percosso, il Gong emette vibrazioni percepite con e da tutto il corpo che continuano oltre la percezione sonora. Il suono è prolungato, si diffonde come un’eco di montagna per 3 minuti e 40 secondi, il tempo impiegato dall’onda assassina per precipitare dalla diga del Vajont sul paese innocente di Longarone.
Cinzia Albertoni – Web